Quando pensiamo all’atto di disegnare, immaginiamo qualcuno che di fronte ad un soggetto – sia esso una persona, un oggetto, un paesaggio – cerca di riprodurlo in maniera più o meno realistica o attraverso uno stile personale.
L’atto di disegnare senza vedere mette in discussione tale approccio e apre a un’esplorazione insolita non solo dello spazio ma anche dei propri contenuti interni.
Compiere un’azione che normalmente richiede il controllo della vista mette in gioco insolite condizioni percettive e relazionali.
In Drawing in the Dark la deprivazione visiva viene proposta da un lato come metodo per costruire immagini inconsuete, fuori dal comune, insolite, e dall’altro come esperienza personale per mettersi alla prova, nella produzione e nell’interpretazione dell’immagine prodotta.